Era una fredda sera di febbraio, e le luci della città di Parigi brillavano come un tappeto di stelle riflesso sulla Senna. In un appartamento discreto ma elegantemente arredato, un uomo di mezza età si osservava allo specchio mentre annodava con precisione una cravatta di seta nera. Il suo volto era segnato da linee sottili che raccontavano una storia di anni passati tra successi e rimpianti. I suoi occhi, freddi ma vigili, scrutavano ogni dettaglio della sua immagine riflessa.
Indossava un abito scuro, tagliato su misura, che cadeva perfettamente sulle sue spalle. Sul tavolo accanto allo specchio giacevano un orologio da taschino d’oro e un biglietto d’invito all’inaugurazione di un nuovo ristorante: “Les Trésors de Paris”. Il nome era stato evidenziato con eleganza, e la carta profumava di un leggero accenno di lavanda. L’uomo prese il biglietto, lo esaminò ancora una volta e poi lo infilò nella tasca interna della giacca. Infine, sollevò il cappotto pesante dal gancio vicino alla porta e uscì nel gelo della sera parigina.
Camminava con passo deciso, ma senza fretta, mescolandosi con facilità alla folla di persone che riempiva le strade del Quartier Latin. Ogni dettaglio sembrava catturare la sua attenzione: le risate dei giovani che uscivano dai café, il profumo del pane appena sfornato proveniente dalle boulangeries e i lampioni che diffondevano una luce calda e tremolante.
Arrivò davanti al ristorante poco dopo l’inizio della serata. Attraverso le grandi finestre, poteva vedere il giovane chef Jacques Tremblay che accoglieva gli ospiti con un sorriso timido ma sincero. L’uomo rimase un attimo fermo, osservando con attenzione ogni dettaglio: l’eleganza dell’arredamento, l’atmosfera raffinata e la cura con cui venivano serviti i piatti. Fece un respiro profondo e si decise a entrare.
Non appena varcò la soglia, gli sguardi si posarono brevemente su di lui. Era un uomo che emanava un’aura di mistero, con un portamento che sembrava innato. Un cameriere si avvicinò per accompagnarlo a un tavolo appartato nell’angolo del locale. L’uomo accettò senza dire una parola, limitandosi a un cenno del capo.
Mentre sedeva, i suoi occhi scrutavano con discrezione ogni angolo della sala. Non era lì per il cibo – o almeno, non solo per quello. Quando Jacques si avvicinò per salutarlo, l’uomo alzò lo sguardo, incontrando quello del giovane chef.
“Buonasera, signore. Sono Jacques Tremblay, lo chef e proprietario del ristorante. Posso consigliarle un piatto speciale?” chiese Jacques con cortesia.
L’uomo rispose con un sorriso appena accennato. “Buonasera, monsieur Tremblay. Mi sorprenda.” La sua voce era bassa, controllata, con un accento difficile da collocare.
Jacques annuì e tornò in cucina per preparare una selezione dei suoi piatti migliori. Nel frattempo, l’uomo osservava con attenzione il personale, il modo in cui si muovevano, come interagivano con gli ospiti. Sembrava analizzare ogni cosa, come se cercasse di scoprire qualcosa di nascosto sotto la patina di perfezione.
Quando il dessert – una torta al cioccolato fondente con un cuore morbido – gli venne servito, l’uomo prese una forchetta e ne assaggiò un boccone. Chiuse gli occhi per un momento, lasciando che i sapori si diffondessero. Poi, con calma, finì il suo pasto.
Prima di andarsene, estrasse un biglietto da visita e una penna dalla tasca. Scrisse qualcosa con cura, piegò il foglio e lo lasciò sotto il piattino della tazza di caffè. Si alzò, si infilò il cappotto e si avviò verso l’uscita senza dire una parola.
Fu Marie, poco dopo, a trovare il biglietto. “Jacques, guarda qui,” disse, porgendolo allo chef. Jacques lo aprì con curiosità. Sul foglio erano scritte poche parole, ma il loro significato sembrava denso di enigmi:
“Ab amico reconciliato cave.”
Jacques lesse e rilesse la frase, cercando di coglierne il senso. Un avvertimento? Un messaggio cifrato? O semplicemente un gioco della mente? Si guardò intorno, come se sperasse di scorgere ancora l’uomo misterioso tra gli ultimi ospiti che lasciavano il ristorante. Ma era già sparito, inghiottito dalla notte parigina.
Quella frase continuò a riecheggiare nella mente di Jacques mentre spegneva le luci del ristorante. Il successo della serata inaugurale era stato solo l’inizio; c’era qualcosa di più grande che sembrava muoversi nell’ombra. E lui non poteva fare a meno di chiedersi quale fosse il significato di quel messaggio e chi fosse davvero quell’uomo enigmatico.
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